Gestisco gentili giovanetti per giungere alla genesi del gioco del girotondo.
Il germe germoglia nel grande granaio della genialità. Un grazioso giovane gorgoglia giulivo galanti garanzie, giocando sulla giustizia della gente. Galattiche gazzarre guarniscono il grigiore del giorno.
Luisa lo ripropone sul suo blog. Ecco cosa ho scritto per lei.
Il gabbiano gira nella golena e grida il suo garrito tra il grigiore della gaia gazzarra. Gente gioca a gabbare il grasso Giovanni. Che gentaglia! Un gesto gravido di geniali gesticolazioni grava sulla gamba del generale. Giurin giurella giura un galattico giuramento che getterà nel gabinetto.
Mi è arrivata ieri un’immagine inviata da Sofia, accompagnata da un breve testo “Parti subito perché mi sento inquieta“.
Ho stretto gli occhi soffermandomi sopra di essa. Non ho capito se Sofia si trovi in questa casa oppure sia solo un’immagine tratta dal web. Questo fa una bella differenza.
So che è partita per Rosenwood nel Woodshire, una minuscola contea incuneata nel Galles centro orientale.
Rifletto e decido di chiamarla. Il telefono squilla a vuoto. Forse l’ha lasciato da qualche parte. Però quell’atmosfera gotica che permea l’immagine non mi lascia tranquillo. Sembra un posto affollato di fantasmi o forse anche di peggio.
Mi appoggio allo schienale della poltrona e chiudo gli occhi. “Partire?” Come se fosse una banalità. «Prendi la macchina e raggiungimi». Adesso volare in Inghilterra è troppo complicato ma ci proverò.
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Proseguono le puntate di Konnie. Buona lettura
11 ottobre 2144 Città del Sole ore 9
Matteo e Alba hanno lavorato sodo tutta la sera precedente per mettere insieme tutti i dischi olografici per la visione prima al Consiglio dei Saggi poi al resto della comunità, sempre che sia dato il via libera.
«Pensi che sia troppo un’ora di proiezione?» Chiede Alba, distendendo le gambe sotto il tavolo e sbadigliando rumorosamente.
«Non credo. Ti meriti un bacio» e detto fatto. «Sei un’artista nata per come hai montato il filmato. Immagini, video e sopratutto audio perfetti».
«Quindi merito altri tre baci!» sussurra maliziosa la ragazza.
«Solo tre?» E ridono fragorosamente.
Alle nove in punto si presentano al Consiglio dei Saggi per la presentazione del filmato che proiettano su uno schermo virtuale posto di fronte a loro. Lo osservano in silenzio, chiedendo qualche volte delle spiegazioni. Non fanno alcun apprezzamento come se tutto fosse banale.
Alba storce più volte il naso e increspa le labbra per manifestare il suo disappunto. Matteo mantiene un aplomb perfetto. Non muove un muscolo facciale, ha lo sguardo serio fisso sulle immagini. Si limita a rispondere con cortesia anche se in un paio di occasione avrebbe voluto replicare con acidità. Quando un Savio ha fatto un commento ironico su Cucciolo, Matteo ha pizzicato la coscia di Alba, perché con la coda dell’occhio ha notato che stava per ribattere polemicamente.
Visto che al termine tutti sono rimasti muti, Matteo, tenendo sotto il braccio Alba, li ha ringraziati con cortesia, perché hanno presenziato alla proiezione. Poi con passo deciso sono usciti, mettendo in bacheca l’avviso per le ventuno.
«E se non sono d’accordo?» Esterna Alba guardandolo in viso.
«La regola parla chiaro. Chi tace acconsente. E loro sono rimasti muti».
Sente vibrare il ricevitore. È Arturo che li informa che tutto è fattibile e di passare da lui domani alle dieci per discutere di persona i dettagli. «Un problema in meno» afferma la ragazza, stringendosi a Matteo.
«Sono dei fetenti» sbotta Alba appena entrati nel monolocale di Matteo, dove si è trasferita dopo il loro rientro nella Città del Sole. Si siede sulla poltrona, scalciando i mocassini lontano.
Il ragazzo l’abbraccia e sigilla la bocca con un bacio dolcissimo. Prende un blocco di carta e scrive: “Modera i termini. A volte ho avuto l’impressione di essere spiato. Dobbiamo essere furbi se vogliamo trasferirci a Bozen. Usiamo questo per trattare le questioni più delicate”.
Alba ride. Lei più impulsiva e ribelle, lui è più riflessivo e calmo. Prende il blocco: “Ho capito tutto. Sono doppiamente fetenti!! Spero che Arturo ci dia delle buone notizie”.
Matteo con la mano destra accosta il pollice con l’indice per formare la O di ok.
«Anche se non hanno detto molto, il disco olografico è piaciuto. Sono curioso di conoscere le reazioni degli altri».
Alba annuisce con la testa. È d’accordo col compagno. «Andiamo a fare una passeggiata fuori con Cucciolo?»
Matteo col movimento del capo dice di sì. Fuori possono parlare più liberamente.
Per il lunedì linguistico Eletta Senso ha proposto una epistola in t.
Ecco cosa ho partorito
Teresa,
tanto trascurata e talvolta tradita, ti trasmetto il tormento tremendo che tu tacci verso la terra.
Tace in te il tentativo di un trabocchetto nel talamo, tipo un tentacolo temibile. Il timore tracima dal tetro talismano che tenta di trascinare una tempesta terribile. La tensione tende al temerario. Torbida tormenta trascina il tradimento del tamarro che tampina te, tesoro.
Tra tristi tamponi di tappabuchi tolgo il tedio.
Tuo Tiberio.
copertina Amanda e il bosco degli elfi
Per Luisa ho composto questo
Teneramente tengo la tua testa, Titta, tra i tentacoli del mio talento. A tratti tendo a taluni tormenti di tabù traditori. Talvolta taciturno taglio il tesoro del trovatore di Turchia. Talora trovo trabocchetti truffaldini trascinati tra tangibili tratti. Tremendi tangheri trasmettono e traccheggiano truffe telefoniche.
I due ragazzi non hanno parlato del loro progetto con qualcuno, a parte Arturo a cui hanno chiesto consulenza su due aspetti: la stanza di decontaminazione e la serra. Per il resto tutti i giorni con qualsiasi tempo hanno tenuto compagnia a Cucciolo passeggiando nel bosco e si sono dedicati a registrare su dischi olografici fotografie e video catturati durante il loro viaggio.
Il Consiglio dei Saggi li ha convocati nella giornata odierna per avere un resoconto delle quattro settimane trascorse nel mondo esterno. Vogliono capire se sarà possibile tornare a vivere nel mondo dei loro bisnonni. I Savi hanno posto molte domande a cui i due ragazzi hanno risposto in modo esauriente con franchezza e nessun timore reverenziale.
«Fuori è tutta una rovina, un rudere. L’assenza degli umani ha favorito la natura che si è riappropriata di ogni spazio. In cent’anni gli edifici e qualsiasi manufatto costruito dall’uomo è caduto a pezzi o restano macerie ricoperte di muschio ed erica. Bozen è una città fantasma» spiega Matteo seduto davanti al tavolo dei Savi disposti a ferro di cavallo.
«Ma strade e ponti sono agibili?»
Alba sorride. Matteo con lo sguardo l’ha incoraggiata a rispondere. Descrive in modo sommario senza entrare in troppi dettagli le difficoltà incontrate. Un moto di delusione compare sui visi dei quindici Savi, perché la situazione non è incoraggiante.
«Avete fatto qualche misurazione?» Chiede uno dei Savi, che è stanco di quella vita dorata ma insipida nella Città del Sole. Spera che le indicazioni permettano di tornare a respirare liberamente.
«Sì,» replica Alba proiettando con uno strumento laser una slide su una parete virtuale. «Gli ultimi dati non sono confortanti. Oscillano tra un sievert e venti e uno e cinquanta. Valori ancora troppo alti per affrontarli senza l’equipaggiamento adatto. Konnie, l’unico abitante di Bozen, c’ha provato ma è morto».
La ragazza mostra il diario e il pc su cui sono segnate la serie delle misure. Illustra chi era e cosa faceva. Matteo interviene per spiegare come Alba non abbia enfatizzato nella sua narrazione ma abbia usato un tono stringato.
«Avete raccolto un cucciolo di cane…» inizia un Savio subito interrotto da Alba.
«La correggo. È un cucciolo di lupo. Ignoriamo se qualche cane è sopravvissuto e si è inselvatichito. Branchi di lupi ne abbiamo incontrati…».
«Ma vi hanno attaccato?»
Alba scuote la testa con un sorriso ironico sulle labbra. «Tutti gli animali selvatici incontrati ci hanno evitato. Sarebbe meglio precisare che ci hanno ignorato. Abbiamo avuto più paura noi di loro».
«Ma quel cucciolo è diventato domestico se è stato con voi».
«Mi dispiace contraddirla» interviene Matteo con l’intonazione della voce decisa per bloccare quella precisazione sul nascere. «È e rimane selvatico. Il cibo se lo procura cacciando e non dipende da noi. Ha una zampa malformata dovuta, ipotizziamo ma non siamo degli esperti, alle radiazioni a cui è stato sottoposto. Per questo motivo è stato allontanato dal branco».
Il silenzio cala nella sala, interrotto dalla voce stridula di un Savio. «Potrebbe essere un caso di studio per capire gli effetti…».
«Il cucciolo non è disponibile per essere sottoposto a studi o altre torture da parte nostra. È un animale libero che ci è riconoscente per averlo accolto con la sua infermità e per avergli curato una ferita». La voce di Matteo si è alzata di un’ottava per quella proposta inopportuna.
«Però avete chiesto il permesso di portarlo all’interno della nostra comunità» replica con tono acido un Savio.
«Certo, ha ragione. Però facciamo ammenda, perché abbiamo capito che è stata una richiesta frettolosa e fuori luogo. Ha bisogno di spazi aperti e non chiusi come la nostra comunità» ribatte Alba secca.
Nella sala cala il gelo. Questo battibecco ha creato una situazione di disagio. Alba per rompere il clima di diffidenza e nervosismo lancia la proposta di mostrare a tutta la comunità quello che loro hanno raccolto durante il viaggio.
«Però prima lo vogliamo visionare in anticipo…» afferma un Savio con voce dubbiosa.
«Come volete» ribatte Matteo con tono ironico. «Sono semplici immagini e video del viaggio. Nulla di sovversivo».
«Mostra una realtà che nessuno di noi ha mai visto o toccato con mano» prosegue Alba col sorriso sulle labbra.
«Se a voi va bene, possiamo darci appuntamento domani mattina alle nove. Il resto della comunità, sempre che siate d’accordo, assisterà alla proiezione alla sera alle nove» conclude Matteo con l’intonazione della voce sarcastica, facendo un mezzo inchino.
Una volta c’era un posto che si chiamava Lo scrittorio dove veniva data una parola chiave e si doveva costruire qualcosa. Poi l’oblio è calato. L’amministratore o meglio l’amministratrice è scomparsa ed è calato un dito di polvere, non di stelle ma polvere polvere, quella vera.
Ogni tanto butto l’amo sperando che qualche incauto abbocchi.
Oggi per il gioco linguistico di Eletta Senso dobbiamo costruire un tautogramma in effe come febbraio
Fernando finisce di fissare la finestra di Federica. Fascino e fervida fantasia frullano frasi fantastiche sulla fantomatica fanciulla, finché non fugge frastornato alla fine del fraseggio finale.
Per Luisa ho scritto questo acrostico per salutare febbraio
Fuori si
estende un
biancore,
breve
risultato di
amaro
impegno
osservo.
Un giallo Puzzone
Oggi Luisa propone sempre in tema di Febbraio un tautogramma in effe.
Fioriscono frasi felici tra i fidanzati con foggia fantasmagorica di fuochi folgoranti. Franco e Fortunata finiscono a Firenze alla fine delle forzate favelle sul fronte della faticosa famiglia.
Eletta Senso ha proposto per il gioco linguistico un monovocalico in A
Arde per amore di Ada. Aspira aria e allarga l’animo. Alberto aspetta ansioso l’ardente attrazione in apnea. L’amata altezzosa attende l’amorino abbacchiato.
Armati di affetto arrivano arguti gli audaci ardori. Ammiriamo l’attaccamento all’avventura di Andrea e Ada che con attenta amorevolezza amoreggiano accanto agli alari. Abbacinati alquanto da acredine Alberto e Agata attaccano adirati l’attaccamento degli altri amorosi.
I due ragazzi sono rimasti fuori, finché le scorte di viveri l’hanno consentito ma adesso devono rientrare. Hanno impiegato il loro tempo per filmare, progettare e visionare luoghi e possibili postazioni utili al progetto che hanno in mente. La loro idea è quella di creare una prima colonia fuori dalla Città del Sole.
L’ambiente è ancora ostile ma la Città del Sole è al limite della sua capienza. Il centinaio di persone all’inizio sono lievitate a oltre mille e ogni spazio è saturato e non solo quello. È tempo che si espanda all’esterno per non incrinare il clima di pacifica convivenza che i suoi abitanti hanno instaurato.
«Il bunker di Konnie in teoria potrebbe ospitare sei od otto persone. È abbastanza attrezzato per consentire una vita comoda» spiega Matteo con tono serio durante una perlustrazione dei dintorni.
«Beh! Bisogna verificare che sia possibile costruire una stanza di decontaminazione e una serra per coltivare dei vegetali in maniera sicura» controreplica Alba con tono dubbioso di chi non crede che sia una strada in discesa vivere là. «E poi dobbiamo diventare vegani!»
La battuta li fa ridere, perché in effetti non sarà possibile mangiare carne o pesce in tutta sicurezza. La contaminazione ambientale ha colpito tutto. L’umanità è sparita salvo quelli previdenti come la Città del Sole o Konnie e i suoi genitori. Gli animali si sono adattati, almeno quelli di taglia medio-grande. Altri sono spariti. L’acqua, la terra e le piante non si sa con precisione quanto siano contaminate dopo cent’anni ma di certo lo sono ancora.
«L’acqua non è usabile direttamente» afferma Alba avvilita ripensando alle misurazioni dei giorni precedenti nel rio che scorre a valle della Città del Sole.
«Però è un problema minore o risolto nel bunker di Konnie. Mi preoccupa in realtà la terra che deve essere tolta senza gli strumenti adeguati ma solo con la forza dei muscoli e forse non sarà sufficiente» replica Matteo con voce affranta. «Ignoriamo quanto sarà faticoso eliminare lo strato superficiale per costruire la serra. Qui» e con il braccio indica la radura intorno a loro, «non fa molto testo perché le misurazioni possono ingannare».
Però il tramonto è vicino e le ombre si allungano. È arrivato il momento di dare l’arrivederci a Cucciolo, perché loro devono rientrare. Non è più possibile restare fuori.
In queste cinque settimane il lupetto è cresciuto, si è irrobustito. È diventato un abile cacciatore in grado di provvedere a se stesso senza dipendere dai due ragazzi. Ha trovato in loro il nuovo branco. L’istinto della sua specie non si è affievolito. Non si è addomesticato. La sua natura selvatica è rimasta intatta. Neppure loro hanno provato a modificarla.
Sistemano l’anfratto per fargli capire che la loro lontananza è solo provvisoria. «Cucciolo noi dobbiamo tornare dentro ma tu devi rimanere qua fuori. Non puoi entrare» sussurra Alba con tono dolce accarezzandogli la testa. «Domani ci vediamo e ci facciamo una bella passeggiata insieme».
Matteo gli dà una grattatina nel sottogola a mo’ di saluto.
Cucciolo ha gli occhi mogi quasi acquosi vedendo quelle due persone che l’hanno salvato e si sono presi cura di lui, mentre sono inghiottite da quella parete lucida. Però ha sentito sincerità nelle loro parole. Gli hanno lasciato del cibo ma sa che deve procurarselo da solo e che la sua tana è quella tenda incastrata tra le rocce.
“Il 27 dicembre successe una cosa incredibile. Da quel giorno nulla fu come prima…”
Il 27 dicembre successe una cosa incredibile. Da quel giorno nulla fu come prima…
«Va bene! Mi hai convinto» annunciai a Giovanna ai primi di giugno. Erano sei mesi che voleva fare una vacanza in India per seguire due settimane di terapia ayurvedica in una località del Kerala. Per poi raggiungere Rishikesh, una città di cui ignoravo l’esistenza. Qui avremmo passato due giorni con un santone, un mistico dal nome impronunciabile, che scrutava il futuro con delle perline colorate e altri strumenti come mi aveva assicurato Giovanna. Con Google Map scoprì che si trovava alle pendici dell’Himalaya. «Ma non farà troppo freddo?» le domandai tra il curioso e il dubbioso. La risposta fu «No!». Però io ci credetti poco ma finsi il contrario.
Prenotati i voli con Air India con partenza da Milano e arrivo a New Dehli per il 2 dicembre, mi documentai su questa terapia che secondo Wiki serviva a disintossicare mente e fisico. Decisi di viaggiare leggero, perché era nostra intenzione girare per l’India. Per il ritorno trovammo due voli: uno per il 27 e l’altro per il 28. “Pazienza” mi dissi, “viaggeremmo separati”. Io optai per il volo del 28, lasciando quello del 27 a Giovanna.
Il 2 dicembre partimmo per l’India.
Raggiunto il resort, immerso nella folta e verde vegetazione del Kerala, rimasi stupito dal posto e dalle persone. Era incantevole e si mangiava divinamente ma non solo aveva anche una spiaggia privata. Era stata una scelta oculata.
Ci sentivamo in piena forma quando il 17 partimmo per il tour in India che ci avrebbe condotto dal santone la vigilia di Natale.
Ero dubbioso di raggiungere il posto. Nubi basse e nere coprivano la catena e ci informarono che stava nevicando. Faceva freddo ed era tutto bianco intorno. Battendo i denti ci accodammo a una fila di persone in attesa di entrare nella grotta del santone. Volevo desistere ma Giovanna mi spronò a rimanere in coda. Quando fu il nostro turno, rimasi colpito da quella persona. In pratica aveva solo un drappo colorato intorno al petto. Ci scrutò, prese una decina di bastoncini di bambù, ma non ne sono sicuro oggi perché ho un ricordo confuso. Ce ne fece scegliere uno a testa e poi gli altri li gettò per terra. Disegnò un 27, un aereo e un boom. Insomma ci sconsigliava di prendere il volo del 27 dicembre.
Io risi ma Giovanna lo prese sul serio. «C’è poco da ridere» affermò con tono serio. «Se dice di non volare il 27 è meglio non farlo. Io rinuncio e vedo di convertirlo per un altro giorno».
Avrei potuto scambiare il mio volo col suo ma non mi piaceva lasciarla una giornata da sola. Il giorno di Natale Air India mi mandò un SMS con la possibilità di due posti per il 27 oppure per il 28. Optammo per quello del 28. Potevamo fare il viaggio insieme.
Il 27 dicembre eravamo sul treno che ci riportava a New Dehli, quando sul telefono comparve una notizia spaventosa. Il volo AI-980 era stato dirottato ed era esploso in volo. Nessun superstite.
«Il santone aveva ragione» affermai con voce roca. «Se avessimo preso quel volo, ora saremmo morti».
«Ma quello non l’avrei preso anche se avessi perso il costo del biglietto!» esclamò con tono deciso. «Io l’ho preso sul serio. Non raccontava balle!»
Da quel 27 dicembre decisi che appena alzato avrei messo in pratica quello che aveva insegnato il santone per vedere cosa mi riservava la giornata.
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