Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la parte ventiduesima del mio romanzo Konnie. La potete leggere anche qui.
29 agosto 2144 ore 8
Durante il percorso di ritorno dal bunker Alba si è sentita in colpa pensando che il corpo di Konnie fosse esposto al dileggio del tempo e degli animali. Lancia la proposta di bruciarlo, trovando Matteo d’accordo.
Alle prime luci dell’alba del giorno dopo i due ragazzi preparano una pira usando arbusti ed erba secca su cui depongono il corpo di Konnie. Alimentato il fuoco con altra legna, aspettano finché non è ridotto in cenere che disperdono nell’aria.
Sono passate due settimane da quando hanno lasciato la Città del Sole, affrontando situazioni diverse. Hanno capito che il mondo esterno al loro rifugio può essere affascinante ma anche pericoloso. Inoltre Il ritmo circadiano, quello che regola la veglia e il sonno, è molto diverso da quello che hanno sperimentato nella Città del Sole. Qui le stagioni non ci sono, il sonno è programmato e la veglia pure. All’esterno il loro orologio biologico si è dovuto adattare alla luce e al buio, alle situazioni meteorologiche e ad altri fattori esterni. Il vento, la pioggia, la neve, il sole sono eventi non prevedibili a priori. Tutto questo sono state scoperte che all’inizio li hanno sorpresi ma poi hanno capito che fanno parte della natura del mondo esterno. Adesso dopo due settimane è giunto il momento di rimettersi in marcia per fare ritorno alla Città del Sole.
L’ascesa al Karerpass si è svolta in silenzio tenendo un occhio rivolto al cielo e uno alla strada. Nuvoloni neri carichi di pioggia sono comparsi lungo la salita, mentre alla loro sinistra il torrente Ega rumoreggia sinistro.
«Credi che ce la faremo ad arrivare in cima al passo prima che quei cumulonembi scarichino il loro fardello di acqua?» L’intonazione della voce di Alba denota preoccupazione.
«Non dovrebbe mancare molto» afferma Matteo con tono sicuro, accelerando il passo.
Gocce di pioggia gelida accompagnano l’ultimo tratto ma è quello meno ostico. Arrivati in cima, si sistemano per la notte vicino a un gruppo di rocce, che formano una specie di cavità naturale. Non è completamente un riparo ma rimangono protetti a sufficienza dalla furia del vento e dell’acqua, che tende a trasformarsi in neve. La notte non sembra mai passare e crea apprensione nei due ragazzi che temono di rimanere bloccati lì per diversi giorni.
All’alba del nuovo giorno le raffiche di vento e gli scrosci di pioggia sono diminuiti in maniera consistente. Il cielo è meno grigio rispetto alla sera precedente ma minaccia ancora burrasca. «Proviamo a scendere a valle?» Propone con la voce velata dall’ansia Matteo che lo osserva preoccupato.
Alba ha l’aria perplessa. «Non ricordo qualche punto della discesa che possa essere sfruttato per ripararci se il tempo peggiora».
«Però se non tentiamo, c’è il concreto rischio di rimanere bloccati per giorni qua su, se la pioggia si trasforma in neve».
Tra dubbi e ansie decidono di affrontare la discesa a valle. Tra violenti scrosci d’acqua che trasformano la strada piuttosto sconnessa in piccoli torrenti e squarci di sereno all’imbrunire raggiungono il fondovalle.
I due ragazzi e Cucciolo sono stanchissimi per la tensione delle due giornate appena trascorse. Però adesso il loro cammino è meno pericoloso perché a parte il passo Pordoi non ci sono montagne da scalare. Si sistemano tra le rovine del primo paese che incontrano sfiniti dalla fatica dalle condizioni meteorologiche avverse. Si rendono conto che non è stata una passeggiata distensiva ma ha compreso che la vita all’esterno della Città del Sole può rivelarsi assai complessa.
Hanno appena terminato di montare la tenda, quando un violento temporale si abbatte su di loro. «Siamo stati fortunati» esclama Alba osservando la violenza dell’acqua che colpisce il loro riparo. Il picchiettare intenso della pioggia con qualche chicco di grandine tiene loro compagnia per tutta la notte. Avrebbero voluto leggere qualche pagina del diario di Konnie ma il rumore delle gocce e la stanchezza tolgono loro la voglia di sfogliarlo. Si addormentano vicini con Cucciolo sistemato tra loro.
Quando l’alba del nuovo giorno si presenta rischiarando l’oscurità della notte, il brontolio del tuono e la luce violacea dei lampi si vanno smorzando. I due ragazzi hanno scelto bene il luogo dove accamparsi, perché è leggermente sopraelevato. Sbirciando fuori dalla tenda sono circondati da un velo d’acqua di svariati centimetri. Cucciolo uggiola con un verso disperato. Vorrebbe uscire ma pioggia ancora intensa e acqua glielo impediscono, finché non si decide per espletare i suoi bisogni.
La mattinata trascorre lenta sotto una pioggerellina continua e dispettosa. Si sono dimenticati del diario e sonnecchiano per recuperare le forze dopo le due giornate stressanti appena trascorse.
«Sembra che il cielo abbia smesso di gocciolare» osserva Alba alzando gli occhi. «Ci prepariamo per rimetterci in marcia?»
Matteo si stiracchia allungando le gambe. «Direi di sì. Di soste improvvise credo che ne faremo prima di affrontare l’ultimo ostacolo».
Smontata la tenda si rimettono in cammino sulla strada ricoperta di acqua.