Konnie – parte ventottesima

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Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la ventottesima parte del mio racconto Konnie. La potete leggere di seguito.

12 settembre 2144 Città del Sole

La notte per i ragazzi e Cucciolo non è trascorsa tranquilla. Era da poche ore tramontato il sole quando il cielo si è coperto di nuvoloni minacciosi con una sarabanda di tuoni e lampi. Poi si è levato un vento da nord gelido con violenti scrosci d’acqua.

Il riparo ha assolto in modo egregio la sua funzione di proteggerli anche se le raffiche più violente hanno portato all’interno della pioggia.

Però quello che li ha tenuti maggiormente in apprensione è stato ascoltare il crepitio di abeti e larici colpiti dalle saette con lampi così vividi da illuminare l’area circostante.

All’alba la furia degli elementi si è placata lasciando il posto a una pioggia leggera. Nubi bianche basse hanno creato l’effetto nebbia.

«È stata una notte movimentata» afferma Alba con la voce impastata dal mancato sonno. «Avevo osservato dei video che mostravano temporali ma esserci in mezzo è molto più spaventoso».

Matteo annuisce mentre si stiracchia per rimettere in circolazione gli arti intorpiditi. «In effetti fenomeni così estremi non li abbiamo vissuti durante il nostro viaggio».

Fatta la colazione, sperano che la risposta al loro quesito arrivi sollecita. Anche se la pioggia è cessata, il cielo resta coperto da nubi compatte e cariche di acqua. Ritengono inutile e pericoloso avventurarsi all’esterno. Solo Cucciolo lo fa in modo frettoloso.

La luce all’interno dell’anfratto è piuttosto scarsa. Quindi accendono le due torce trovate nel bunker per illuminare la tenda e consentire un’agevole lettura.

25 dicembre 2099

Oggi è Natale ma sono quindici anni che lo trascorro in solitudine. Fino al 2083 c’era mia madre a tenermi compagnia, anzi a tenerci compagnia. In quel giorno preparava i canederli e lo stinco di maiale coi crauti. Per dolce una crostata ai mirtilli. È stato sempre così il nostro Natale da quando ricordo.

Poi il primo anno senza di lei ho provato a ripetere quel menù. Un disastro. L’impasto non era nemmeno lontano parente rispetto a quello che preparava Marie. Duro e immangiabile. Il brodo insipido e sapeva di acqua sporca. Li ho mangiati lo stesso perché non volevo sprecare delle risorse.

Lo stinco e i crauti erano mangiabili. Per forza! Prelevati dal freezer e scongelati erano ottimi. Alla torta ho rinunciato in partenza per non combinare altri disastri.

Per i Natali successivi ho usati stinco e crauti finché non si è esaurita la scorta congelata.

17 gennaio 2101

Le mie giornate sono monotone scandite dai tempi della noia. Se penso alla mia infanzia e adolescenza scopro il vuoto. La mia fantasia è morta al momento della nascita. Non ho mai avuto un gioco e Kurt e Marie ignoravano come farmi giocare. Anche le letture non sono state adatte alle mia età. La biblioteca conteneva solo i romanzi che piacevano ai miei genitori. La mia nascita ha stravolto i loro ritmi. Questo mi ha dato la percezione di essere un intruso.

Quindi adesso che sono solo mi annoio da morire. Leggere? Ho i libri che galleggiano a livello degli occhi. I video? Si sono consumati a forza di vederli. Scrivere? Non saprei cosa scrivere perché le mie esperienze sono confinate in queste quattro stanze. C’ho provato ma il risultato è stato pessimo.

Quindi passo ore a registrare dei podcast leggendo i romanzi in biblioteca. Poi li riascolto mille volte. Lo faccio anche perché l’orecchio non si deve atrofizzare ascoltando i pochissimi rumori che si percepiscono qui dentro.

L’altra attività per tenere il corpo in esercizio è la palestra. Non meno di un paio d’ore al giorno le passo a fare esercizio fisico.

Il nonno Marko è stato lungimirante nel prevedere una palestra attrezzata, quando ha fatto progettare questo bunker.

«Mi si è seccata la lingua a leggere» ridacchia Alba con tono ironico. «Maledetto casco!»

Matteo sorride. Casco e tuta sono una barriera che li divide fisicamente ma le loro anime sono in sintonia.

«Se ci costringono a lasciare fuori Cucciolo, tutti i giorni esco per controllare se lui è ancora qui» mormora la ragazza con l’intonazione affranta della voce.

Il ragazzo le stringe la mano con forza per dimostrare che anche lui è d’accordo. Nel mentre gli balena un’idea ma rimane incerto se esporla. Decide che la deve presentare nel modo adeguato e per il momento la tiene per sé.

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Tautogramma in T come Trine

Un giallo Puzzone

Oggi Eletta Senso ha proposto un tautogramma in T.

Ecco il mio responso.

Tende a timidi toni, talvolta tiene il telefono traballante come un tabù. Traccia trine tinte di turchese sul tavolo, tinteggiando teneri trifogli sulla tafferia.

Un tagliagole taglia il tabacco. Un tale trotta tranquillo tra i tagliapietre nel tramonto.

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Pensierini della sera

Copertina Daniele

Pensierini tratti dal calendario filosofico del 2025

2 gennaio

La mente umana è talmente potente che riesce a inventare, creare e distruggere;

e il tutto avviene con il solo pensiero

[Cecilia Sardeo]

4 gennaio

Non disturbiamo le persone che stanno bene senza di noi

[Roberto Rigoni]

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Konnie – parte ventisettesima

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la nuova puntata di Konnie. Con l’occasione auguro a tutti voi un sereno 2025.

Buona lettura.

11 settembre 2144 – Città del Sole

Il tempo incerto rallenta la marcia dei due ragazzi che devono fare continue soste per ripararsi dai temporali.

I segnaposti lasciati quattro settimane prima sono stati utili per non perdersi durante la salita alla Città del Sole.

Fa buio presto nel bosco specialmente se il cielo è nuvoloso. Sanno che mancherebbe una manciata di ore di cammino per arrivare all’ingresso ma preferiscono fare una sosta. Un giorno in più non fa differenza.

Si sistemano al riparo di gruppo di rocce che li protegge dal vento e dalla pioggia. Hanno le ultime provviste. La mattina successiva non ci sarà nulla per colazione. Cucciolo non ha problemi. È diventato un abile cacciatore e trova sempre una preda con cui sfamarsi.

«Se i saggi non lo accettano, non corre il rischio di morire di fame. È autosufficiente e avverte di essere nel suo ambiente naturale per come di muove e agisce» espone con voce calma Matteo.

«Mi dispiace lasciarlo libero. Mi sono affezionata. Sento che mi mancherà. La sua presenza mi ha dato fiducia e sicurezza in queste settimane».

Il ragazzo annuisce ma conosce bene le regole. Sono ammessi solo animali utili alla comunità. Quindi non crede che avranno il permesso di portarlo dentro. Inoltre c’è un altro aspetto non meno importante: ha vissuto in un ambiente contaminato e si è nutrito di prede esposte alla radioattività.

Comunque un tentativo lo farà. Non gli piace lasciare nulla al caso.

La giornata è limpida e soleggiata ma la temperatura è bassa. Le piogge ha fatto crescere nel bosco molti funghi, che loro lasciano nel loro habitat evitando di calpestarli.

A mezzogiorno vedono il lucido acciaio dell’ingresso della Città del Sole. Finora non sono riusciti a mettersi in contatto per annunciare il loro arrivo. Però questa volta riescono a comunicare con grande gioia.

«Siamo Alba e Matteo» si presenta il ragazzo al loro pronto. «Siamo davanti all’ingresso. Abbiamo con noi un ospite. Un cucciolo di lupo che ci ha accompagnati in queste quattro settimane. Possiamo portarlo dentro?»

Il ricevitore ammutolisce.

«Sono Alba» grida con tono quasi isterico nel trasmettitore. «Mentre voi ci fate tutti i ragionamenti del caso, noi ci accampiamo qui fuori in attesa di una risposta. Però abbiamo necessità di provviste. Le nostre si sono esaurite».

Matteo annuisce e le stringe la mano, perché è d’accordo su tutta la linea. “Ha temperamento la ragazza. Se fossero stati presenti, li avrebbe azzannati!”

Dal ricevitore escono alcuni gorgogli come se qualcuno si fosse strozzato con un boccone di traverso.

«Sono Matteo. Avete compreso bene quello che ha detto la mia compagna? Ci servono viveri e noi restiamo qui fuori in attesa che il Consiglio dei Saggi decida cosa fare col lupetto» scandisce con cura le parole senza alzare il tono di un’ottava. «Siamo rimasti in giro per quattro settimane e non temiamo di restarci ancora per molti giorni. Qui all’esterno è un altro mondo. Adrenalico e stupendo. Ci servono viveri per almeno una settimana se non vi sbrigate prima a darci una risposta».

Alba lo abbraccia e lo bacerebbe senza la barriera del casco.

Un gracchiare confuso esce dal ricevitore prima che una voce non li informi che preparano uno zaino di vivere e poi lo mettono nella stanza di compensazione.

Cucciolo durante tutta la conversazione ha ascoltato i due ragazzi seduto composto sulle zampe posteriori. L’occhio appare triste, come se avesse capito che presto lo avrebbero abbandonato. Non li ha mai sentiti parlare con quel tono concitato, quasi stridulo, durante quelle quattro settimane. Avverte affetto da parte di entrambi. Hanno condiviso i pasti. Insomma quei due umani sono entrati nel suo cuore.

I due ragazzi adocchiano di fianco all’ingresso un anfratto abbastanza capiente per ospitarli. Il fondo è umido ma non fangoso. L’esterno è in parte coperto da un morbido strato di muschio e colonizzato dalla semprevivo maggiore. Fissano la tenda alle pareti e coprono l’imboccatura con un telo mobile per impedire alla pioggia di entrare in caso di vento forte.

Finito di sistemarsi, recuperano i viveri.

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Acrostico in g come gennaio

Eletta Senso per chiudere in bellezza quest’anno bisestile propone un acrostico per salutare il 2025 ovvero per il suo primo mese gennaio.

Gelido

esempio di

noncuranza si

nota

ampiamente

intorno a

ognuno di noi

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Konnie – parte ventiseiesima

omaggio di Yelling Rosa

Su Caffè Letterario è stato pubblicato da poco la ventiseiesima puntata del mio racconto Konnie che potete leggere anche qui.

Buona lettura e un sereno Santo Natale.

8 settembre 2144 ore 15

Non hanno fatto altri incontri pericolosi per raggiungere il ponte che appare più malandato di quanto ricordano. Le crepe sono più profonde e il piano stradale ancor di più dissestato. Decidono ugualmente di passare anche se appare pericolante e sotto si è accumulato una specie di tappo coi tronchi trascinati dalla corrente.

Trattenendo il fiato e senza parlare giungono sull’altra sponda incolumi. Durante il passaggio hanno sentito sinistri scricchiolii e qualche pezzo del ponte che è precipitato con un tonfo preoccupante nell’acqua tumultuosa del torrente.

«Se faremo un’altra escursione dobbiamo trovare un altro punto per attraversare perché non credo che resisterà alla prossima piena» espone Alba con tono piatto. «Però farei una piccola sosta perché ho necessità di rifiatare».

«Okay!»

Si sistemano su delle rocce sporgenti dal terreno ricoperte di muschio bagnato, mentre Cucciolo corre per la radura lieto di essere tornato a casa.

«Provo a mettermi in contatto con la Città del Sole. Non l’abbiamo più sentita dal giorno successivo la partenza» annuncia Matteo, mentre con il braccio indica qualcosa in cielo.

Alba osserva incuriosita. Un’aquila sta volteggiando sopra il bosco, forse ha visto una preda. «Che splendido uccello! È enorme! Cosa sarà?»

Cucciolo di gran carriera torna e si sistema tra i due ragazzi. Il rapace gli incute paura. Forse teme di essere l’obiettivo dell’aquila, perché ha le fattezze di un agnello come dimensioni.

Matteo ride, mentre gli accarezza la testa. Prova a gracchiare un ‘pronto’ nel ricevitore avendo come risposta solo un fruscio disturbato. «Pare che non ci sia nessun collegamento» spiega mentre osserva le evoluzioni del rapace. Poi lo vede fiondarsi a velocità impressionante verso terra, afferrare qualcosa che si dimena mentre risale in quota.

Alba rinnova la domanda sulla specie di uccello, perché Matteo impegnato con la ricetrasmittente non ha risposto.

«Di sicuro è un rapace. Viste le dimensioni credo che sia un’aquila reale. Ricordo d’aver letto che vivono tra queste montagne e tra le prede ci sono anche i cuccioli di lupo». Matteo ridacchia vedendo come Cucciolo rimane acquattato tra di loro.

Alba sorride perché ha capito il motivo per cui il lupetto non corre più per la radura alla ricerca di prede. «Evidentemente la radioattività ha colpito solo gli umani annientandoli, mentre flora e fauna hanno superato indenni il periodo critico» afferma la ragazza con tono allegro. Il pensiero che tra qualche giorno potrà riabbracciare la famiglia e gli amici la riempie di euforia. Di Marcello ha cancellato ogni traccia. Se deve fare una scelta questa cade di certo su Matteo che ha scoperto giorno dopo giorno come una persona sensibile e con molte affinità con lei.

«Restiamo qui oppure cerchiamo una postazione più a monte?»

«No. Meglio un posto più su. Non dovremmo essere molto distanti dalla strada per la Città del Sole» afferma Alba mettendosi in marcia.

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Konnie parte venticinquesima

Su Caffè Letterario è stato da poco pubblicata la nuova puntata di Konnie, che potete leggere anche qui.

8 settembre 2144 ore 8

La relativa sicurezza del luogo unitamente alla stanchezza ha favorito il riposo notturno. Dopo una frugale cena a base di gallette e formaggio sono sprofondati in un sonno pesante senza sogni o incubi. Cucciolo anche se in apparenza sembra dormire ha i sensi all’erta per captare eventuali pericoli o minacce.

Dopo molte giornate incerte o piovose la mattina li sveglia con un cielo azzurro senza nuvole. La temperatura rimane comunque rigida.

«Sbaglio o la strada è in condizioni peggiori rispetto a tre settimane fa?» Chiede con voce dubbiosa Alba, osservando come sono cresciute altre piante spuntate dal fondo della strada.

Matteo sta per rispondere, quando Cucciolo comincia a ringhiare sommesso mostrando i denti. Si gira alla sua sinistra cercando di scorgere il possibile pericolo. La sua visuale è occultata da vistose felci. “Eppure in quella direzione c’è in agguato una potenziale insidia. Cucciolo non ringhia per dare aria ai denti» riflette afferrando la mano di Alba.

«Cosa pensi che ci sia?» Domanda la ragazza con un’intonazione del voce che denota paura.

Poi sentono un fracasso di rami rotti come se qualcuno a forza stia tentando di aprirsi un varco.

«Fermo Cucciolo! Se non ci attacca lo lasciamo in pace!» Esclama Matteo vedendo il lupetto pronto a scattare in avanti.

«Cosa facciamo?»

«Nulla. Non sappiamo cosa è».

Poi vedono sbucare una massa pelosa e scura che cammina a quattro zampe. «Cos’è?» Chiede Alba terrorizzata, mentre Matteo trattiene Cucciolo col braccio intorno al collo.

Il ragazzo cerca di ricordare le figure degli animali selvatici presenti in montagna. «Potrebbe essere un orso ma non ne sono sicuro».

La bestia si erge sulle zampe posteriori e ruglia con un verso poderoso. Poi si gira e torna nel folto del boschetto alla loro sinistra.

La ragazza respira a fondo rilassata. «Orso o non orso mi sono spaventata. Se ci avesse attaccato saremo finiti male» farfuglia incespicandosi nelle parole.

Matteo sorride perché è andata bene. È riuscito a trattenere Cucciolo e l’orso ha preferito ritornare nel folto del bosco.

«Ora che il pericolo è scampato, devo ammettere che era un bestione enorme. Di certo con una zampata ci avrebbe abbattuto come birilli».

Ripreso il cammino e metabolizzato lo spavento, i due ragazzi vanno alla ricerca del ponte per passare il torrente e iniziare la salita alla Città del Sole.

Il torrente è gonfio di acqua color ruggine e trascina a valle rami e tronchi d’albero. «Era molto più quieto qualche settimana fa» borbotta Alba con l’intonazione della voce preoccupata. «Il ponte era messo male quando l’abbiamo attraversato. Mat, pensi che abbia resistito?»

Matteo ha il viso aggrottato perché la domanda della ragazza se l’è posta anche lui. Non l’ha esternata perché non era sua intenzione metterle apprensione ma adesso deve rispondere. «In tutta franchezza non lo so ma spero che sia ancora transitabile. Altrimenti sarà un vero guaio».

Il ragazzo si ferma e riflette. «Alba, prendi la cartina che la consultiamo. Vediamo di fare un piano di riserva».

Dispiegano la mappa su una roccia rotolata dal monte, mentre Cucciolo si siede sulle zampe posteriori con lo sguardo vigile.

«Noi siamo qui» illustra Matteo con tono sicuro.

«Ne sei certo?» Replica Alba con voce incerta. Dubita molto che conoscano la località esatta dove si trovano.

«No» esclama ridendo. «Suppongo che siamo qui» e col medio indica un posto sulla carta.

«Ti ricordi la posizione?»

Matteo rimane in silenzio prima di rispondere. «Presumo che sia questo. Almeno credo. C’erano un paio di insediamenti tra Arabba e il ponte».

Alba ridacchia perché Matteo è un ottimista incorreggibile. “È una bella cosa ma se si sbaglia sono dolori”. E allora chiede: «Se è questo, ce ne è una prima. Ma non si capisce se la strada sia agibile oppure è franata nel torrente».

Matteo scuote il capo in segno di diniego, perché è troppo lontano dal percorso verso la Città del Sole. «Però ce ne è uno a valle che potrebbe essere interessante per scavalcare il torrente e relativamente vicino alla strada che dobbiamo seguire per salire in quota».

Ripiegata la mappa, riprendono il cammino.

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Tutogramma in i come inverno

Per il consueto gioco del lunedì Eletta Senso propone visto che il 21 inizia l’inverno un tautogramma in i.

Inizia l’inverno ibernati all’interno di un iceberg imbiancato. Ines, iberica insolente, ingiuria gli intervenuti, inviati a intervistarla. Inconsciamente infatti immedesima una iconoclasta.

omaggio di Yelling Rosa

Per Luisa ho composto questo tautogramma in i

Inutile inveire, invece identifica gli insolenti individui. Idealista inconscia insulti l’idraulico. Infatti immagini improprie innescano le idee. Iatture intime inebriano inedite icone. Insufficienti identità impongono inefficaci idilli. Iddio, insomma inerti iettatori innestano ieratici innamorati.

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